La targa dell’8 Febbraio 1848 ricorda l’insurrezione degli studenti dell’Università di Padova contro gli Austriaci. É affissa sul muro della Sala Bianca del Caffè Pedrocchi, nel punto colpito dal proiettile di una baionetta nemica in quel concitato 8 febbraio 1848.
Gli studenti si erano rivolti al Rettore per lamentarsi delle continue e infami provocazioni della milizia. Così scrive il patriota Carlo Leoni nella sua Cronaca segreta de’ miei tempi 1845-1874. Alle cinque del pomeriggio gli studenti uscivano dall’Università, rassicurati dal professor Racchetti, quando alcuni ufficiali dei Cacciatori (Kaiserjäger) ruppero con modi provocanti la folla. Si scatenò subito il caos. Sbucarono altri soldati e cominciarono a ferire a destra e a sinistra. Tosto le vie furono in battaglia, che parea ed era preparata. S’udirono molti colpi di fucile, qualche palla venne nel Caffè Pedrocchi, che fu invaso da quei mostri briachi del nostro sangue. … Dalle case partirono fucilate dei nostri. Morì quel giorno anche lo studente Giovanni Anghinoni, a cui oggi è intitolata una via vicina. Trapassato nel petto dalla terribile baionetta di un Cacciatore, era rimasto ucciso sul fatto.
Un primo ricordo di tipo floreale
Fino al 1908 si ricordava la rivolta studentesca dell’8 febbraio 1848 con una piccola corona di fiori che era posta sopra il foro della palla austriaca, nella Sala Bianca. Vi provvedevano il conduttore del Caffè Pedrocchi oppure i comitati che si costituivano di volta in volta. Nel 1908 il Municipio decide di collocare sulla parete una targa a perenne ricordo.
Si pensa a Giovanni Vianello per la targa
Per tale lavoro si sceglie Giovanni Vianello, l’artista padovano più noto di quel periodo, conosciuto non solo come pittore, ma anche come abile modellatore. Nel 1902, infatti, Vianello aveva presentato dei bassorilievi rappresentanti la maternità sia alla Mostra annuale di primavera di Milano sia alla prima Quadriennale di Torino. Quest’ultimo, una madre che bacia il figlio tenendolo in braccio, era stato acquistato dalla Promotrice per essere dato in dono ai soci. Altre placchette di Vianello si erano viste nel 1904 alla Gran Guardia, nella sezione d’arte decorativa della grande mostra padovana nota come “I sette peccati”. E poi a Firenze nel 1905, all’Esposizione annuale della Società di Belle Arti.
Una sua Madonna del 1903, infine, era visibile – e lo è ancora oggi – all’interno della cappella Scarpa, nella chiesa padovana di San Pietro.
La targa di Giovanni Vianello
Nella targa disegnata da Vianello si vedeva la Gloria che reca un ramoscello di lauro con la scritta 8 Febbraio 1848. Fusa in bronzo e quindi placcata in argento, recava la firma dell’artista in basso a destra. Venne affissa al muro nel 1908.
Lo stile, quello Liberty, era conosciuto dall’artista almeno fin dal 1901, come dimostra la cartolina illustrata in ricordo dei festeggiamenti di giugno di quell’anno. Al termine della Seconda Guerra Mondiale, dopo la gestione Griggio e l’occupazione angloamericana, la targa scompare. Di certo chi l’ha sottratta pensava che fosse d’argento massiccio.
La sostituzione della targa dell’8 febbraio 1848
Nel secondo dopoguerra si realizza una nuova targa in sostituzione di quella di Vianello, che per quarant’anni era rimasta nella Sala Bianca.
La nuova targa è diversa da quella scomparsa nello stile e nel disegno, pur ricordando la composizione originale. Ora la figura femminile è tratta dal mondo classico ed è plasmata con maggiore plasticismo secondo un attardato rimando ai precetti del Ritorno all’ordine. Ma nemmeno questa è la targa che possiamo vedere oggi al Pedrocchi.
La terza targa dell’8 febbraio 1848
Trafugata anche la seconda targa, se ne applica una terza.
A prenderne l’iniziativa e a sostenerne la spesa è il Tribunato degli studenti. Un’associazione che ha come scopo la promozione delle tradizioni dell’Università di Padova. Questa volta, tuttavia, la targa non ha carattere artistico, ma presenta solo la scritta commemorativa del glorioso evento.
La targa attuale
Quella che si vede oggi nella Sala Bianca del Caffè Pedrocchi è una copia della targa realizzata nel secondo dopoguerra.
Vent’anni fa circa il sindaco di Padova si rivolge al gioielliere Roberto Callegari di via San Fermo per avere un’imitazione fedele della targa artistica trafugata. Realizzata a sbalzo, è incisa in modo molto leggero in basso a sinistra con il nome del donatore “Roberto Callegari fecit”. La copia è poi affissa alla parete in sostituzione di quella precedente.
Caffè Pedrocchi una storia infinita
Molto interessante
A quanto mi è dato sapere non è corretta l’ultima parte del racconto.
L’ultima targa, quella di “Roberto Callegari fecit” ancora oggi esposta fu voluta e commissionata da Piero Rinaldi, Clerico Vagante nonchè fotografo del Gazzttino e del Mattino di Padova. Il contribuito per la realizzaiozne della targa fu donazione dei goliardi patavini e dai clerici vagantes.
La targa fu poi donata al Comune (nelle mani del Sindaco) con l’onere dell’affissione della stessa in Sala Bianca. L’inaugurazione (o scoperutra) venne fatta dal Sindaco e dal Tribuno di Padova alla presenza dei goliardi patavini e di alcuni clerici.
Ho documentazione fotografica di quanto attesto essendo presente quel giorno.
Gentile Vanda Labinjan, grazie per la testimonianza. Molto interessante. Conferma un legame forte fra la goliardia studentesca e il ricordo dell’8 Febbraio. Mi piacerebbe vedere le foto dell’inaugurazione e magari darne notizia. Se vuole, sono raggiungibile alla mail collegata al mio profilo. Un cordiale saluto