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Cecilio Di Prampero, pittore che padroneggia le tecniche antiche

Roberto Ardigò Prampero Copertina

Cecilio Di Prampero è un artista oggi pressoché dimenticato, ma ebbe ai suoi tempi una discreta notorietà. Era un abilissimo ritrattista e in più conosceva le tecniche dei pittori antichi, che egli imitava alla perfezione. Era quindi un falsario? Da quello che finora conosciamo della sua vita tale appellativo non gli si addice. In verità, si verificò una volta il caso che un suo dipinto venne ritenuto opera di un celebre maestro del Rinascimento veneto. Passato di mano in mano, era giunto in un’importante collezione pubblica con l’avallo autorevole di un notissimo critico che ne aveva confermato la paternità. Ma fu proprio Cecilio Di Prampero, appresa la vicenda, a pubblicare un articolo per smentire quell’erronea attribuzione e a confessarsi autore del dipinto. Un falsario – probabilmente – non avrebbe ritenuto utile autodenunciarsi. Perché quindi dipingere secondo quei canoni? Per assecondare collezionisti esigenti e passatisti? Era un nostalgico?

L’origine aristocratica di Cecilio Di Prampero

Cecilio Di Prampero era nato a Padova il 25 gennaio 1870 da Giuseppe, guardia daziaria, e da Carlotta Fusaro. Il padre, udinese, apparteneva a un ramo collaterale della blasonata famiglia Di Prampero che aveva onorato per secoli quelle terre. Forse l’amore di Cecilio per i tempi antichi aveva origine proprio nella consapevolezza di questa nobile appartenenza. Di certo il giovane artista comincia a lavorare come restauratore nella chiesa di San Fedele a Como e lentamente acquista un nome in quel campo. Attraverso un procedimento di sua invenzione, assai apprezzato dai contemporanei, le pitture restaurate acquisivano la primitiva brillantezza e luminosità.

cecilio di prampero affabulatore in piazza dei frutti a padova
C. Di Prampero, Affabulatore in Piazza dei Frutti a Padova, collezione privata

Allo stesso tempo Cecilio si distingueva dai colleghi per la rapidità d’esecuzione e il gusto all’antica con cui egli ritraeva i soggetti. Talvolta, come nel caso di defunti, partendo da semplici fotografie.

Le ceneri del principe Guglielmo d’Orange Nassau

Sulla vicenda del ritrovamento delle ceneri del principe d’Orange Nassau è lo stesso Di Prampero a fare luce. Nel 1930, a trent’anni di distanza dagli eventi, Cecilio pubblicava un libretto per chiarire il ruolo avuto nella ricerca.

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I fatti erano questi. Nella chiesa padovana degli Eremitani risultavano sepolte fra gli acattolici le ceneri del principe, morto giovanissimo quando seguiva le truppe napoleoniche. Esisteva anche una lapide in ricordo del ragazzo, scolpita nel marmo da Antonio Canova per conto dell’importante famiglia. Venuta a saperlo la regina d’Olanda, era chiesta formalmente all’Italia la restituzione di entrambe. Ma mentre la lastra commemorativa partiva immediatamente per Delft, le ceneri dovevano aspettare parecchio, finché proprio Cecilio riusciva a ritrovarle attraverso una complicata ricerca. Di Prampero riceveva così la prestigiosa croce di Ufficiale dell’Ordine d’Orange Nassau, ma in patria il suo contributo non veniva riconosciuto. E appunto “per amore di verità” pubblicava il libretto postumo.

Una vita avventurosa per Cecilio Di Prampero

Dopo il ritrovamento delle auguste ceneri, Cecilio parte come volontario a seguito di Ricciotti Garibaldi per sostenere l’indipendenza di Creta. Non sappiamo dove abbia combattuto, ma la sconfitta sul campo contro gli Ottomani è un dato storico noto. Il giovane torna poi a Padova e vive di alterne fortune. Viene condannato per una piccola truffa, ingiustamente a suo dire, poi ha un contrasto con il direttore del Museo Civico, Andrea Moschetti. L’accusa è quella di avere copiato un dipinto senza modificarne le dimensioni, come impone il regolamento. In campo ritrattistico, invece, si guadagna gli onori delle cronache. Sulla base di una fotografia ritrae lo sfortunato re Umberto I, in poche ore, per scommessa. Nel 1903 è la volta di Pio X, ritratto talmente bene e in sole cinque ore che un comitato di Riese lo paga per ridipingerlo. Questa volta dal vivo, in Vaticano, “con la tecnica degli antichi autori”.

Tra Padova, Venezia e Udine

Consegnato al Papa il dipinto, Cecilio inizia a spostarsi per lavoro tra Padova, Venezia e Udine. In questa città restaura un antico affresco nella casa vicino al Duomo di Ottaviano Di Prampero, suo consanguineo, e ritrae la signora Broili Petrosini.

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C. Di Prampero, Ritratto di Roberto Ardigò, 1908, Mantova – Biblioteca Teresiana

A Padova compie i ritratti del filosofo Roberto Ardigò, della contessa Dolores Branca, del patriota Carlo Maluta e collabora con l’antiquario Giuseppe Poato.

Giuseppina Poato
Ritratto di Giuseppina Poato, 1908 ca., collezione privata

Conduce poi ricerche di araldica e pubblica alcuni scritti. Nel 1935 trasferisce la residenza da Venezia a Udine e scrive una commedia dal titolo Gianni Strozzi. Poco tempo dopo, l’8 ottobre 1937, termina una vita avventurosa che oggi vale certamente la pena di raccontare.

Cecilio Di Prampero Gerolamo Savorgnan Udine
Ritratto apocrifo di Gerolamo Savorgnan, 1931, Udine – Musei Civici

Per approfondimenti su Cecilio Di Prampero vedi anche:

P. Franceschetti, Cecilio Di Prampero, un ritrattista titolato, in “Padova e il suo territorio”, a. XXXIV, n. 201, settembre-ottobre 2019, pp. 26-31.

Cecilio Di Prampero, pittore che padroneggia le tecniche antiche ultima modifica: 2024-01-12T10:49:56+01:00 da Paolo Franceschetti

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