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CULTURA MEMORIA

Lo storico Andrea Calore in un ricordo non ordinario

Lo Storico Andrea Calore

Conobbi Andrea Calore solo alcuni anni prima di quel 30 dicembre 2014, quando, all’età di 88 anni, venne a mancare. Ricordo bene come feci la sua conoscenza. Entrò nella sezione storica della Biblioteca Civica, che io frequentavo quotidianamente per scoprire notizie sugli artisti locali di Otto-Novecento. Con grande gentilezza chiese al personale di sala di poter accedere, nonostante avesse dimenticato la tessera; poi si presentò. Un rapido sguardo e fu deciso di accogliere quel signore anziano dai modi garbati. Venne a sedersi nel posto vicino al mio, in attesa di ricevere il materiale richiesto. Fu allora che mi presentai. Gli feci i complimenti per i suoi articoli sugli Antichi edifici padovani, pubblicati nella rivista “Padova e il suo territorio”.

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Antichi edifici padovani, raccolta di scritti di Andrea Calore

Apprezzavo le sue ricerche, talora sorprendenti, e il modo rigoroso di proporne i risultati. Conoscevo bene la fatica, la difficoltà e il tempo che stanno dietro a uno studio originale.

Andrea Calore e il metodo rigoroso nella ricerca

Andrea Calore sapeva ricostruire le vicende costruttive dell’edificio e seguirne con precisione i passaggi di proprietà durante i secoli. A partire dai documenti più antichi. Eventuali ipotesi erano argomentate in modo solido attraverso un numero adeguato di dati concreti. Mai un copia incolla del già noto, come troppo spesso si vede. Non aveva necessità di dopare un curriculum per arrivare da qualche parte. Non aveva bisogno di stupire per ottenere visibilità. Ricercava perché, semplicemente, gli piaceva farlo. Fin da quando, bambino, suo padre gli faceva notare i diversi tipi di mattoni che componevano la facciata di un palazzo. Quei mattoni parlavano. Lui sapeva ascoltare la loro voce. Sapeva unirla ai documenti antichi per presentare qualcosa di nuovo. Ed erano storie sempre interessanti.

Quasi cento pubblicazioni

Solo adesso, che abbiamo precisato la natura dei suoi scritti, possiamo ricordare che furono un centinaio. Alcuni, come quello sulla ricostruzione del portale gotico e della facciata di Santa Giustina, sono stati molto apprezzati e discussi. Anche da professori di università straniere, perché l’amore per l’Italia – fortunatamente – non è un’esclusiva di chi ci vive.

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A. Calore, Ricostruzione ideale della facciata di S. Giustina
da “Padova e il suo territorio” n. 145 (2010)

Nello studio a piano terra della sua abitazione, prendendole dal suo archivio ordinatissimo, mi mostrava le lettere ricevute. A lui, che era un semplice geometra, era stato chiesto di tenere corsi presso alcune università, all’estero. Lì conta il merito acquisito sul campo con ricerche e pubblicazioni. Il tuo titolo non è importante. Ma non era andato a insegnare. Anche perché – mi aveva confidato – non aveva molta simpatia per le lingue. Nemmeno negli Stati Uniti “vicino al Messico”, che gli avevano proposto perché si potesse esprimere in spagnolo.

Le tante conversazioni con Andrea Calore

Ci sentivamo spesso e parlavamo degli argomenti più disparati. Della permanenza in un campo di concentramento tedesco di suo fratello, tornato a piedi in Italia dopo la liberazione. Dell’incendio della Sinagoga tedesca ad opera di balordi, che fortunatamente aveva distrutto solo un angolo della cupola, come mi mostrava nelle foto. Quindi si poteva e si doveva ricostruire. Della sua parentela con la moglie di Giovanni Zorzi, gestore del ristorante Storione quando venne dipinto il grandioso Salone Laurenti. Della parentela di sua moglie con la famiglia di Giulio Canella, che, disperso in guerra, si credette a torto di riconoscere (1927) nello “smemorato di Collegno”.

Una Dedica
Una dedica in un suo libro

Mi fornì preziose indicazioni anche nel mio campo di ricerca. Parlava di tutto con competenza ed entusiasmo, e sapeva cogliere gli aspetti comici di una situazione con umorismo tipicamente padovano. Non di rado utilizzava il dialetto. Ci davamo del tu. Me lo aveva chiesto subito, appena conosciuti.

Alcune passeggiate

Ricordo la visita che facemmo alla basilica di Santa Giustina con un piccolo gruppo di suoi amici. Salutava con familiarità i pochi monaci e si muoveva con disinvoltura in tutto il complesso. Diventerà una moschea – affermava sicuro. Si soffermava sui capolavori d’arte, in particolare sugli antichi frammenti lapidei, oggetto delle sue ipotesi ricostruttive. Una volta andammo a vedere gli antichi palazzi nobiliari nella zona dietro al Duomo. Bisogna conoscere la propria città esplorando anche i luoghi meno noti e turistici – mi esortava. E mi raccontava di quelle volte in cui la sua visita non era stata aprezzata, perché lo storico può scoprire vecchi abusi edilizi, negligenze conservative, alienazioni. Un’altra volta ci recammo da una sua conoscente perché possedeva un dipinto di mio interesse. Mi suggerì di portarle un mazzo di fiori. Il gentile pensiero, naturalmente, piacque. Furono anni di confronti piacevoli e costruttivi. Li ricordo con piacere.

Lo storico Andrea Calore in un ricordo non ordinario ultima modifica: 2021-03-09T08:30:00+01:00 da Paolo Franceschetti

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