Una piccola esposizione di dipinti di Virette Barbieri (Parigi 1909 – Padova 1987) si è aperta in questi giorni, quasi in sordina, a Palazzo Zuckermann. Per chi, come noi, ama immergersi nelle vicende artistiche cittadine, la rassegna costituisce una irresistibile fonte d’attrazione. Ci attrae di più di quelle mostre dalle assillanti campagne pubblicitarie, dove l’esca capolavoro – esotica e generalmente nota – serve ad attirare il turismo di massa. Nella piccola sala al piano terra di Palazzo Zuckermann che fa parte dei Musei Civici, invece, si va alla ricerca di un passato comune. A trovare dei collegamenti con la nostra esperienza e con il nostro vissuto. Un esempio? La pittrice appartiene alla famiglia Barbieri, storici produttori del celeberrimo – non solo a Padova – Aperol.
La consuetudine locale dell’aperitivo in piazza è fin troppo conosciuta e non occorre raccontarla. Nella composizione dello spritz la preferenza dei padovani va da sempre, come noto, all’alcolico ideato dalla famiglia Barbieri. La ricetta dell’Aperol spetta allo zio Luigi e al padre Silvio, che conobbe la madre di Virette a Parigi ma visse con la famiglia a Padova. Una curiosità ulteriore si rinviene in quella famiglia: la sorella di Virette, Anita, sposò Giorgio Perissinotto (Peri). Un artista importante sia in pittura – anche per il ruolo avuto nel Futurismo padovano – sia nel campo dell’illustrazione. L’impresa gestita dalla famiglia, sia chiaro, non influisce minimamente sull’ispirazione di Virette Barbieri. Analogamente, l’appartenenza alla famiglia di distillatori di Ponte di Brenta non influiva sull’arte di Primo Modin (qui il link). Virette Barbieri e Modin presentano curiose analogie biografiche. Entrambi, per conoscere e affinarsi, viaggiarono molto.
Gli esordi di Virette Barbieri
I primi dipinti di Virette iniziano a farsi vedere alle Collettive dell’Opera Bevilacqua La Masa allestite nel Palazzo delle Esposizioni al Lido di Venezia. Nel 1931, poi, partecipa alla grande mostra internazionale d’arte sacra cristiana moderna, in Fiera a Padova. Qui viene premiata con una medaglia d’argento nella sezione sul paesaggio antoniano. Nel gennaio 1932, finalmente, si inaugura la sua prima personale nella casa dei sindacati artisti, via Carlo Cassan. Sono presenti quaranta dipinti d’arte figurativa, dalla quale non si discosterà mai nel corso della vita. Si osservano apprezzate nature morte con diverse varietà di fiori ed espressivi ritratti, ma sono i suoi paesaggi che attraggono maggiormente.
In essi si rinviene una solidificazione di cezanniana memoria, ma la costruzione per piani sfuma spesso nel colore con spigliatezza. Il disegno manca e il cromatismo trionfa. Una specie di “impressionismo con tendenza a solidificare”, nota qualcuno. E pure la citazione della Scuola di Burano, di Pio Semeghini e di Mario Vellani Marchi, risulta appropriata.
L’artista parteciperà durante la sua vita a numerose e importanti esposizioni d’arte. Così ricorda il Catalogo – in vendita a 10 Euro – che accompagna la rassegna appena inaugurata.
Gli amati paesaggi di Virette Barbieri
I paesaggi saranno sempre la fonte d’ispirazione principale per Virette Barbieri, come si vede nelle opere in mostra a Palazzo Zuckermann.
La pittrice trarrà spunti dalla realtà quotidiana, dai luoghi che visita e da quelli che la trattengono per qualche tempo. A mutare invece, nel corso degli anni, sarà invece il personale modo di interpretarli, di renderli sulla tela. Il colore, acceso o delicato, steso più o meno serenamente, ne rimarrà sempre l’elemento costitutivo fondamentale.
Il paesaggio muta
L’interpretazione del paesaggio sembra mutare gradualmente nel tempo e noi ne proponiamo una lettura a chi visita la mostra. Partiamo dagli anni cinquanta, dove i colori, estremamente vivi e brillanti, costruiscono il dipinto con grande solidità.
Negli anni sessanta la pennellata diventa più mossa e gradualmente anche i toni si abbassano, fino a diventare pacati in alcune composizioni. La superficie irregolare crea ulteriori effetti luministici.
Dagli anni settanta i paesaggi si trasformano in delicate sinfonie cromatiche ricche di poesia e di sentimento. Siamo alla piena maturità dell’artista.
La Mostra, curata da Monica Castellarin, rimane aperta fino al 24 aprile. L’ingresso è gratuito.