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Giotto e il Novecento in mostra a Rovereto

Mostra Giotto E Il Novecento

Giotto e il Novecento è il titolo scelto per la mostra del MART dalla curatrice Alessandra Tiddia. Il progetto espositivo muove dalla constatazione che la pittura del maestro toscano ha contaminato buona parte della produzione artistica del secolo appena concluso. Non solamente Giotto, ma anche altri “primitivi come Paolo Uccello, Masaccio e Piero della Francesca, ne sono in qualche misura protagonisti. Giotto chiaramente, che aveva rivoluzionato la pittura mutandola di greco in latino, per dirla con il trattatista Cennino Cennini, ha la parte principale.

L’importanza dei pittori “primitivi”

Giorgio Vasari – pittore, architetto e storico aretino del Cinquecento – indica con il termine “primitivi” gli artisti precedenti a Michelangelo e a Raffaello. Artisti la cui pittura è connotata da purezza e da semplicità. Proprio ai “primitivi” guardano parecchi artisti del Novecento per un ritorno alle origini della pittura dopo le intemperanze delle avanguardie. Pensiamo innanzitutto agli esponenti di Novecento Italiano di Margherita Sarfatti, che si esprimono attraverso una moderna classicità, cioè tramite un’interpretazione personale dell’arte di quei maestri. Ma anche alla rivista “Valori Plastici” (1918-21) che ha un ruolo antimodernista e richiama all’ordine e alla tradizione. Centrale è il recupero di superfici e volumi nella resa della figura, inserita in paesaggi e architetture dalla prospettiva semplificata. Questa solidificazione e semplificazione è evidente nella pittura di Giotto e si incontra nelle opere di diversi artisti attivi durante tutto il Novecento.

Carra Figlie Di Loth 1919
Carlo Carrà, Le Figlie di Loth, 1919, Mart – Collezione VAF-Stiftung

Partiamo dai noti Carlo Carrà, Mario Sironi, Arturo Martini e Giorgio De Chirico, per arrivare più tardi alla contemporaneità. Qui, ad esempio, troviamo lo stesso blu utilizzato da Giotto come simbolo di trascendenza.

Padova alla mostra Giotto e il Novecento

La città veneta ha un ruolo importante nella mostra di Rovereto. Nella prima sala è stata ricostruita attraverso immagini proiettate alle pareti la splendida Cappella degli Scrovegni. L’istallazione, pur debole se paragonata all’originale, serve a orientare il visitatore nella lettura del percorso espositivo. Immediatamente dopo si incontra il dipinto di Leopoldo Toniolo Dante visita Giotto nella Cappella degli Scrovegni (1865 circa), prestato dai Musei Civici di Padova.

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Leopoldo Toniolo, Dante visita Giotto nella Cappella degli Scrovegni, 1865 c., Musei Civici di Padova – Museo d’Arte

In realtà l’incontro tra i due fiorentini non è mai avvenuto e il quadro è espressione del gusto storico-letterario del tempo in cui è stato eseguito. Sempre appartenente ai Musei Civici di Padova – Museo d’Arte è un disegno di Mario Sironi che riprende i soggetti dipinti nella Cappella degli Scrovegni. Proviene da una galleria d’arte privata, invece, il bozzetto in bronzo della scultura di Arturo Martini che raffigura Tito Livio (1941-42).

Arturo Martini Tito Livio Bozzetto Rovereto Mostra Giotto
Arturo Martini, bozzetto del Tito Livio, 1941-42, Galleria Gomiero

L’opera finita si trova come noto nell’atrio del palazzo Liviano, che fa parte dell’Università. L’Ateneo patavino ha inviato infine alla mostra alcuni bozzetti di sale e ambienti legati all’illuminato periodo in cui era rettore l’archeologo Carlo Anti. In particolare il bozzetto di Bruno Saetti per la decorazione della sala di lauree della Facoltà di Lettere e Filosofia (1941).

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Bruno Saetti, Disputa sull’immortalità dell’anima, bozzetto, 1941, Università degli Studi di Padova

Quello di Ferruccio Ferrazzi per la sala di lauree della Facoltà di Scienze (1941-42). E il bozzetto di Ubaldo Oppi, non realizzato perché presentato fuori termine al concorso, per l’atrio del Liviano (1938). Oppi che, ricordiamo, a Padova ha affrescato le pareti della cappella di San Francesco all’interno della Basilica di Sant’Antonio nel 1930-32.

Giotto e il Novecento in mostra a Rovereto ultima modifica: 2023-03-21T19:13:15+01:00 da Paolo Franceschetti

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