L’Abbazia di Santo Stefano, perfettamente conservata grazie a numerosi e accurati restauri, è un piccolo gioiello che sorge nel comune di Due Carrare in provincia di Padova. Pur abitando nelle vicinanze, l’ho scoperta per puro caso, notando un giorno l’insegna che la indicava, uscita dal casello di Terme Euganee.
Il complesso è formato dalla Chiesa e l’attiguo chiostro di cui rimane la sola pavimentazione, dalla canonica e dal campanile romanico con il cimitero adiacente. Sorge in paese, tra edifici moderni, conservando intatto il suo fascino antico.
L’Abbazia di Santo Stefano e le sue origini
La zona risulta frequentata già dal I al III secolo d.C. Numerosi qui i ritrovamenti di anfore e resti di fondamenta di abitazioni che fanno presumere che il luogo fosse abitato in epoca imperiale. Verso il VI o VII si diffonde il Cristianesimo e in zona sorge un primo oratorio (intitolato prima a Sant’Andrea poi a San Pietro). La prima presenza monastica risale al 910 d.c. con la fondazione di un Monastero Cluniacense. Altri storici fanno risalire l’edificio della Chiesa ad un’epoca antecedente (VII – IX secolo). Da un documento del 1027 emerge che Litolfo, signore di Carrara, dona alla Ecclesia Sacti Steffani martiris Christi, un insieme di poderi in zona usati per costruire il Monastero di fatto più antico della provincia di Padova.
La chiesa ha un impianto romboidale, con schema ad aula monoabsidata, un tempo con tripartitura della navata, e tetto a capanna. La parte esterna è composta di pietre euganee alternate a mattoni di recupero di età romana. La parte retrostante dell’Abside è arricchita da un motivo ad archi ben conservato.
Le ricchezze di Santo Stefano
L’Abbazia di Santo Stefano fu restaurata a fine ottocento, secondo un progetto di Camillo Boito di Milano del 1876, coordinato dagli architetti Berchet e Rupolo. Molti degli arredi interni sono di epoca relativamente recente (1880-1900), come la pala absidale a mosaico realizzata dal mosaicista veneziano Giovanni Moro-Lin. Gli stalli lignei addossati al coro absidale furono realizzati da maestranze locali nel 1896. Tuttavia la chiesa conserva tesori più antichi e di evidente pregio, come il monumento funerario di Marsilio da Carrara, morto nel 1338. Si tratta di un’opera raffinata di un anonimo scultore veneziano.
Il sarcofago ha una complessità compositiva notevole per l’epoca. Al centro la Madonna con il bambino, ai lati San Francesco che raccomanda Marsilio inginocchiato e il profeta Isaia, l’Annunciazione agli angoli, due preziose lastre di marmo colorato negli scomparti intermedi, infine due leoni che sorreggono le mensole marmoree. Questo stile scultoreo si ritroverà in numerose opere sepolcrali a Venezia. Di raffinata manifattura anche l’altorilievo in terracotta policroma presente nella piccola abside a sinistra dell’altare, che raffigura Cristo in Pietà tra la Vergine e San Giovanni, risalente alla fine del ‘400 e attribuito ad Andrea Briosco detto il Riccio.
I mosaici
Durante il restauro di fine ottocento furono scoperti i litostrati alto-mediovali e restaurato il mosaico centrale, per mano degli artigiani della Fabbrica della Basilica di San Marco di Venezia. Il lacerto laterale di sinistra è un frammento di un mosaico che probabilmente copriva tutta la pavimentazione della chiesa, ad un livello di 17 cm inferiore rispetto al pavimento attuale. Alterna motivi geometrici a foglie e petali di fiori in marmo orientale di epoca romana. Il mosaico centrale è policromo, costituito da un medaglione centrale recante il supposto sigillo delle sepolture comuni dei Conti Carraresi e raggi che si diramano in un motivo di altre quattro ruote piu’ piccole.
Infine il mosaico di destra, il piu’ interessante, raffigura scene di animali. Vi vengono ritratti un’aquila (simbolo di resurrezione) tentata da un corvo (simbolo dell’eresia), un cerbiatto (la purezza d’animo del battezzato) che lotta contro le insidie del serpente (il peccato) e un lupo che soccombe (il vizio e il tradimento). La parte inferiore è decorata da tralci di vite, dove si rifugiano uccelli, tra cui un uccello bicefalo che ingoia dei pesci (tipica raffigurazione medioevale).
L’esterno della chiesa di Santo Stefano
Uscendo dal portale della chiesa verso nord sono visibili i resti dell’antico chiostro che un tempo sorgeva adiacente alla Chiesa. La casa canonica è di epoca alto medioevale e sui muri si ammirano ancora cartelle lapidee e lo stemma mediceo con iscrizioni leggibili. Verso sud invece sorge il campanile romanico, dove sono appena visibili tracce di decori e colore che lo ornavano e la cinta muraria che delimitava il cimitero.
Questo luogo merita sicuramente una visita. Ne rimarrete incantati. Troverete aperta la chiesa di sabato e domenica. Al suo interno una piccola ma assai curata guida cartacea ne racconta la storia (curatore Paolo Valandro).
Grazie del tuo articolo!
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